Lanzarote
la seconda luna
Testi e foto di Silvia Berardo e Franco Cappellari
Viviamo su questo pianeta un lasso di tempo così breve, che tutti i nostri passi dovrebbero dirigersi alla costruzione dello spazio sognato dell’utopia. Costruiamolo insieme: è l’unico modo di renderlo possibile.
(César Manrique)
Dichiarata dall’UNESCO Riserva della Biosfera nel 1992, Lanzarote, detta anche la seconda luna, è un’isola situata a mille chilometri dalla Penisola Iberica e a meno di centocinquanta chilometri dalla costa africana. Per questo motivo è la più settentrionale delle Isole Canarie ed è la quarta per superficie, circa 800.000 metri quadrati. La sua fascia costiera di 213 km di perimetro è formata da grandi formazioni di scogliere, come quella di Famara, numerose spiagge sabbiose, piccole calette e tubi vulcanici inondati che formano i Jameos.
Ci apprestiamo a percorrerla in auto, come suggerito da Silvia Berardo di Silchy Viaggi, considerato il modo migliore per scoprire le bellezze dell’isola. Lanzarote ha strade comode e facilmente percorribili, in più il prezzo della benzina (gasolina) è molto economico, il che non guasta. Prima tappa del tour dell’isola, non può che essere il Parco Nazionale del Timanfaya. Ad accompagnarci il maestro fotografo Franco Cappellari che ci guiderà nella realizzazione di scatti fotografici e spettacolari video riprese aeree con il drone.
Il primo settembre 1730 la regione centro occidentale di Lanzarote venne scossa da una terribile eruzione vulcanica. Per sei lunghi anni si produssero esplosioni, terremoti e fuoriusciste di lava ininterrotte: fu uno dei più grandi cataclismi vulcanici della storia. Il centro dell’attività vulcanica ebbe origine nel Macizo del Fuego o di Timanfaya , dove si aprirono più di 25 crateri che ricoprirono di lava, ceneri e lapilli quasi 20.000 ettari di terreni, trasformando le fertili pianure in un paesaggio desolato e inospitale.
A pochi minuti dal Parco Nazionale del Timanfaya, l’ex villaggio di pescatori di El Golfo. Le case sono strette l’una all’altra ed i ristoranti hanno tutti un bei dehors che si affacciano sull’Oceano Atlantico: è quasi l’ora del tramonto e i colori sono caldi e morbidi. Dal promontorio che sovrasta il villaggio, si può ammirare una spiaggia con alle spalle una laguna verde smeraldo che i lanzarotenos chiamano Charco de los Clicos, incastonato tra l’alta parete rocciosa vulcanica e le azzurre acque dell’Oceano.
Risalendo l’isola verso Nord, percorrendo la LZ-10, si raggiunge il Malpais de la Corona, sollevamenti vulcanici secolari. Qui si trovano circa 180 specie differenti di licheni che tappezzano le dure pietre vulcaniche e le colorano con toni grigio-chiari e giallognoli.
Riprendendo il cammino, percorrendo per circa 11 chilometri la stretta strada che s’inerpica a serpentina, costeggiando le pendici del vulcano Corona, s’incontra il Mirador del Río, situato nella parte più alta della Rupe di Famara a 474 metri sul livello del mare che rappresenta una delle creazioni architettoniche più caratteristiche di César Manrique (Arrecife, 24 aprile 1919 – Teguise, 25 settembre 1992) e da dove è possibile ammirare in tutta la sua bellezza il Parco Naturale dell’Arcipelago Chinijo.
Dal Mirador del Rio, in pochi minuti si raggiunge il porto di Orzola, dove i battelli attraversano coraggiosamente il ventoso canale El Rìo, prima di attraccare a Caleta de Sebo l’unico centro abitato dell’Isla Graciosa. Abitata da poco più di 600 persone La Graciosa è un’interminabile distesa di sabbia interrotta da qualche cespuglio e da 4 coni vulcanici: un’oasi paradisiaca di relax per chi non ama i luoghi di massa.
Termina qui il nostro viaggio fotografico, tutto da raccontare, alla scoperta di Lanzarote, certi che non sarà l’ultimo su questa splendida isola.